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Artista dell’Anima,
siamo abituati a pensare che A+B=C.
Io credo, invece, che la realtà sia più simile a un’equazione più complessa del tipo A+B+X+Y=Z.
A e B sono i fatti come ci vengono passati;
X è la nostra reale conoscenza di un argomento;
Y è l’autostima, cioè la percezione che si ha di sé stessi, ivi compreso il desiderio di apparire unici, speciali, forieri d’intuizioni negate al “gregge”.
Più l’autostima è sana, più ci mettiamo nella posizione di mettere in dubbio il nostro automatico A+B=C.
Mettersi in discussione sui propri pensieri fa sempre un po’ paura alla nostra parte profonda, soprattutto se non ci siano sentiti amati nel modo giusto da piccini e abbiamo un forte desiderio di riscatto nei confronti del mondo intero.
Per questo non basta sentirsi “informati” di un argomento, ma è necessario molto di più.
Il forte rischio è di cadere in facili tranelli della mente sulla base dell’ignoranza, cioè ignorare, non sapere di argomenti vari. Sdoganiamo il termine “ignorante”?
Non c’è nulla di male nel non sapere, ma il disastro aleggia nel credere di sapere, nascondendosi dietro alla necessità di trovare marcio, o più marcio, dove non c’è o ce n’è meno.
Io stessa so di essere ignorante su tanti argomenti, mentre so di sapere, tanto, nella mia materia.
So di non sapere anche su argomenti che ho studiato, ma non approfondito. Che male c’è?
Quando ero al liceo classico e mi chiedevano a cosa mi sarebbe servito studiare tutto quel greco, quel latino etc io rispondevo che mi auguravo mi servisse a tenere una mente elastica, allenata a non farsi imbrigliare nel facile gioco di A+B=C.
Lo pensai soprattutto quando arrivai al sillogismo aristotelico che in tempi antichi già sosteneva la fallacia della mente umana, troppo traviata da mille fattori.
Ad esempio:
– Tutti i treni fischiano
– Giovanni fischia
– Giovanni è un treno.
Ovvio che il risultato è assurdo, ma perché? Cosa manca a tutto ciò?
Mancano i dati aggiuntivi e il distacco dal proprio schema percettivo.
Manca il dubbio.
Eppure a tutt’oggi vedo molte persone aggrappate al loro “Giovanni è un treno”, forse perché, almeno per alcuni, sarebbe troppo doloroso scoprire di non avere nulla di speciale da dire sull’argomento “treni” , mentre avrebbero molto di speciale da dire su altro, ma non se ne curano.
Sempre più mi convinco di come la libertà intellettuale (e non solo) si fondi su un continuo lavoro sul proprio equilibrio interiore che rassicuri quel bambino o quella bambina dentro di noi, anche dicendole: “Guarda, sui treni non ne sappiamo nulla, ma siamo ferratissimi sugli aerei. Ci dedichiamo a quelli invece di spargere odio e rancore cercando di difendere posizioni su qualcosa che a malapena sappiamo che esiste?”.
Poi magari scopriamo che Giovanni è davvero un treno, ma con la mente pulita e il cuore sereno.
E serenamente ignoranti.
Myriam
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